I GRANDI CLASSICI DELLA POESIA

 

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Catullo Masters Goethe Pascoli Dickinson Apollinaire Lorca Pessoa Hesse Prevert Evtusenko Pasternak Cardarelli Carducci

 

William Butler Yeats

 

Nasce da una famiglia di origine inglese, figlio di un pittore vicino al pre-raffaelismo (John Butler Yeats) e di una madre proveniente da una famiglia di armatori e commercianti protestanti e unionisti. Passa la sua adolescenza tra il paese di origine (si avvicina alla poesia durante le estati tranquille trascorse a Sligo, nella casa del nonno materno, grazie alle letture dello stalliere) e Londra. Nel 1883 entra alla Metropolitan School of Art di Dublino dove conosce George Russel con il quale ha in comune l'interesse per l'occultismo e il misticismo da cui continuerà a ricavare per tutta la sua vita profonde suggestioni.
Già a soli 24 anni pubblica la sua prima raccolta di poesie, I viaggi di Ossian (The wonderings of Oisin, 1889), esempio tipo della sua prima maniera mitizzante e sognante sui temi della terra d'Irlanda. Nel 1889 comincia con la collaborazione di Ellis l'edizione critica delle opere di Blake.
Nel 1892 a Dublino fonda la Società Letteraria Irlandese. In Inghilterra si aggiorna sul decadentismo ed il simbolismo, mentre in Irlanda prende contatto con le proprie radici. Nasce l'amore non corrisposto e mai spento per l'attrice e patriota irlandese Maud Gonne. In poesia i risultati sono splendidi ma senza grandi possibilità di evoluzione: ne Il vento fra le canne (The Wind among the reeds, 1899) alcune liriche hanno per noi un grande incanto che però non fa prevedere la o straordinario decollo delle poesie della maturità e della vecchiaia.
Grazie all'incontro con il geniale commediografo J.M.Synge e con Lady Gregory, Yeats si dedica a quel teatro popolare irlandese che preannunciava la liberazione e l'autonomia del suo paese. Nel 1899 fonda la Compagnia del Teatro Irlandese che sfocerà nel 1906 con l'apertura dell'Abbey Theatre di cui sarà direttore insieme a Lady Gregory e Synge.
Fra i drammi da ricordare La Contessa Cathleen (The Countess Cathleen, 1892), Il paese del desiderio (The Land of Heart's Desire, 1894), Deirdre, 1907.
Yeats non si impegna però mai troppo attivamente nell'azione politica dell'Irlanda anche perché nemico di ogni violenza.
L'elmo verde (The Green Helmet, 1910), Responsabilità (Responsabilities, 1914) - punto di passaggio da una fase "privata" ad una "pubblica", in cui non rifiuta più la politica - I Cigni Selvatici a Coole (The Wild Swans at Coole, 1919) e Michael Robartes e la Ballerina (Michael Robartes and the dancer, 1921), usciti nel decennio che vede il suo matrimonio con George Hyde Lees, mostrano il distacco dal crepuscolarismo e la sua evoluzione verso una mirabile concretezza di linguaggio, cui l'aveva portato anche l'insegnamento del giovane Ezra Pound, ed una capacità visionaria forse attinta dal grande esempio di William Blake.
Tra il 1915 e il 1922 evoca i tempi della sua giovinezza, delle estati trascorse a Sligo, in una serie di opere poi raccolte nel volume Autobiografie (Autobiographies, 1926). Ispirato dalle capacità di scrittura automatica della moglie cerca di teorizzare il suo pensiero filosofico soggettivo sulle diverse personalità dell'uomo e sulle maschere che egli assume nel libro intitolato Una Visione (A vision, 1925).
Indebolito nella salute nel 1928 si trasferisce a Rapallo. Pubblica La torre (The tower, 1928) cui seguiranno La scala a Chiocciola (The winding stair, 1933), Luna piena di Marzo (A full moon in March, 1935) e Ultime poesie (Last poems, 1936-39) dove si trovano alcune delle sue riuscite più vertiginose come la celebre "Viaggiando verso Bisanzio (Sailing to Bysanthium)". Specialmente nelle liriche della Torre, considerata il punto più alto della sua produzione, le sue idee si incarnano in immagini e si svolgono in ritmi indimenticabili, che lo hanno fatto considerare come il più grande lirico di lingua inglese di questo secolo.
Divenuto simbolo dell'Irlanda riceve il premio Nobel nel 1923 e viene nominato membro del Senato d'Irlanda nel 1922, appena creato lo Stato Libero.
Per la malferma salute spende i suoi ultimi anni in paesi caldi e muore nel sud della Francia.
la Repubblica Irlandese manderà un a nave da guerra per riprendere il corpo che giace, per volontà stessa del poeta, nel cimitero di Drumcliff, Sligo, sotto la montagna di Ben Bulben a cui aveva dedicato una delle sue ultime poesie e da cui sono tratte le parole del suo epitaffio ("Cast a cold eye, on death on life, horseman pass by").

 

 



POESIE

 

 

Nei sette boschi 

"Nei Sette Boschi ho udito i piccioni levare
Il loro lieve tuono, e le api del giardino
Ronzare tra i fiori del cedro; e scacciare
Le inutili grida e le antiche amarezze
Che svuotano il cuore. Ho dimenticato per poco
Il crollo del regno di Tara, e la nuova
Gente comune seduta su quel trono, che grida per le strade
E appende i suoi fiori di carta da una colonna all'altra,
Perché è la sola felice fra tutte le cose.
Io sono soddisfatto, perché so che la quiete
Vaga ridendo e divorando il suo cuore selvaggio
Fra i piccioni e le api, mentre quel Grande Arciere,
Che per uccidere attende soltanto la Sua ora,
Sospende ancora la faretra annuvolata su Pairc - na - lee." 



Egli ricorda la bellezza dimenticata 

"Quando con le mie braccia ti cingo
Premo il mio cuore sulla leggiadria
Che da tempo è scomparsa dal mondo; le corone
Incastonate di gioielli che i re hanno gettato
In stagni tenebrosi, con i loro
Eserciti disfatti; i racconti d'amore intessuti
Con un filo di seta dalle dame sognanti in una stoffa
Che ha reso pingue la tignola assassina;
Le rose che un tempo le dame intrecciarono
Nei loro capelli; i gigli freschi di rugiada che le dame portarono
Per sacri corridoi dove le nuvole grigie dell'incenso
Si levavano al punto che soltanto gli occhi
Di Dio restavano aperti: poiché quel seno pallido
E quella mano che indugia provengono da un luogo
Più denso di sogni, da un'ora
Più densa di sogni di questa; e quando tu sospiri
Fra un bacio e l'altro è la bianca Bellezza
Che odo sospirare, mentre pensa
Al tempo in cui tutte le cose svanirono
Come rugiada meno il luogo in cui, fiamma su fiamma,
Abisso sopra abisso e trono a trono,
Quasi dormienti e con le loro spade
Sulle ginocchia di ferro, se ne stanno
I suoi alti misteri solitari a meditare." 

All’Irlanda nei tempi che verranno 

"Sappiatelo, vorrei
Essere annoverato fra i veri confratelli
Di quella compagnia, che cantarono,
Per addolcire i mali dell'Irlanda,
Ballate e favole, strofe e canzoni;
Né io meno di loro mi considero, perché
Lo strascico di lei di rose rosse orlato,
Di colei la cui storia ebbe inizio
Prima che Dio creasse la falange angelica,
Sfiora lasciando tracce su tutto il foglio scritto.
Quando il tempo iniziò a declamare
E ad infuriarsi, in ritmo del suo rapido
Piede risvegliò i palpiti
Del cuore dell'Irlanda; e il tempo diede ordine
Di fiammeggiare a tutte le candele, così che illuminassero
Qua e là il ritmo di lei; e possano i pensieri
Dell'Irlanda nutrirsi a questa quiete ritmica.

Né io possa di meno
Essere annoverato insieme a Davis,
A Ferguson e a Mangan, poiché per colui
Che vi presti attenzione le mie rime narrano
Meglio di loro le cose che si scoprono
Nelle profondità, dove soltanto il corpo è addormentato.
Creature elementari vanno e vengono
Attorno alla mia tavola, e sorgono
Rapide da uno spirito insondabile
A declamare e a infuriarsi nei flutti e nel vento;
Eppure, colui che si muove seguendo i modi del ritmo
Può scambiare con loro sguardo a sguardo.
L'uomo procede sempre insieme a loro
dietro lo strascico di lei di rose rosse orlato.
Ah, Fate che intrecciate danze sotto la luna,
Terra druidica, canto dei Druidi!

Finché m'è ancora possibile, è per te che scrivo
La vita che ho vissuto, il sogno che ho sognato.
Dal giorno in cui nascemmo fino al giorno
In cui noi moriremo tutto scorre
Rapido. E noi, il nostro canto e il nostro
Amore e tutto ciò che il Tempo
Che misura la vita un giorno ha acceso, e tutte
Le creature sorprese dalla notte che vengono e che vanno
Attorno alla mia tavola, tutto trascorre e muove
Verso un luogo verso cui forse non esiste, nell'estasi
Di verità che ogni cosa consuma, un luogo alcuno per l'amore e il sogno;
Ché Dio trascorre con candido passo.

Ho gettato il mio cuore nei miei versi
Affinché tu, nei cupi tempi a venire,
Possa sapere che il mio cuore ricercò con essi
Lo strascico del manto di rose rosse orlato."


Là nei giardini dei salici 



"Fu là nei giardini dei salici che io e la mia amata ci incontrammo;
Ella passava là per i giardini con i suoi piccoli piedi di neve.
M'invitò a prendere amore così come veniva, come le foglie crescono sull'albero.
Ma io, giovane e sciocco, non volli ubbidire al suo invito.
Fu in un campo sui bordi del fiume che io e la mia amata ci arrestammo,
E lei posò la sua mano di neve sulla mia spalla inclinata.
M'invitò a prendere la vita così come veniva, come l'erba cresce sugli argini;
Ma io ero giovane e sciocco, e ora son pieno di lacrime."


 

 

 

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